Poetica e stile

Il poeta del male di vivere:

Montale è stato un interprete della crisi dell'io e della società.

  • Ungaretti parte da una posizione di dolore e pena ma giunge poi a un'affermazione di fede religiosa e di speranza

  • Montale non ha mai abbandonato la convinzione della negatività della vita, un'idea espressa fin dal suo primo libro e sostenuta anche nelle ultime opere.

A Montale mancano il conforto della fede, le speranze e le soluzioni promesse dalle ideologie verso cui nutrì sempre diffidenza e freddezza, le negatività montaliane suonarono negli anni del fascismo come una denuncia delle false certezze. Nella sua poesia predominano il male di vivere e l'esistenzialismo, tale negatività viene spesso espressa da Montale in un potere scabro ed essenziale.

La ricerca dell'essenziale a livello filosofico:

“Essenzialità” è in primo luogo una ricerca di autenticità e verità a livello filosofico, compito della poesia diventa quello di attingere l'autenticità della vita . Nei “Limoni” esce l'immagine del “anello che non tiene” (ossia quella parte delle cose che noi non possiamo scoprire); e nella catena che tutto soffoca si cerca disperatamente “il filo da disbrogliare che finalmente ci metta/nel mezzo di una verità”. La difficoltà di lanciare messaggi positivi coesiste con la nostalgia di tali messaggi.

L'essenzialità dei simboli:

Nasce la poetica dell'oggetto emblematico e la tecnica del “correlativo oggettivo” secondo la quale i versi rivelano situazioni biografiche, ovvero fatti, cose, nomi e persone che costituiscono il l'equivalente di un sentimento. Accanto ai versi liberi incontriamo anche endecasillabi, strofe e rime e per questo motivo il fraseggio di Montale è sintattico e non paratattico.

La poesia “al cinque per cento” dell'ultimo Montale:

Vince (nel 1975) il premio Nobel invece di chiudersi nella nostalgica rievocazione di sé e del suo mondo, abbandona i toni “alti” che caratterizzavano soprattutto “Le occasioni” e “La bufera”. Il linguaggio si fa più “basso” ora che la letteratura rischia di scomparire sopraffatta dalla precarietà che lui vede come la musa di quei tempi. Dice che l'uomo d'oggi non parla più perché è come “parlato” dai mass media e la poesia diventa il “rovescio della poesia” per questo motivo prende in giro tutti i poeti.

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