La politica interna ed economica
La sospensione dei diritti sindacali e il codice Rocco:
Appoggia l’alta borghesia, abolisce commissioni interne, toglie il diritto di sciopero e i sindacati, queste riforme vengono chiamato Patto di Palazzo Vidoni, entra in vigore il codice penale Rocco e ritorna la pena di morte.
Le corporazioni:
Al posto dei sindacati ci sono le corporazioni che vogliono riunire padrone e operaio, hanno come obbiettivo cooperazione tra classi sociali però questi accordi devono rispettare gli interessi nazionali quindi non è una vera e propria libera espressione degli associati, inoltre i problemi venivano risolti dall'alto e si decideva spesso a favore dei proprietari. Nasce anche la carta del lavoro e gli operai non hanno più voce in capitolo.
Dal liberalismo a protezionismo:
Si passa da liberismo a protezionismo tramite: l'aumento dei dazi sui cereali, aumentano tariffe doganali, la creazione di ostacoli di ogni genere all'investimento dei capitali fuori dall'Italia e tutto ciò che viene dall’estero viene limitato.
La rivalutazione della lira e la “quota novanta”:
C’è la rivoluzione della lira chiamata quota 90 perché si vuole portare 90 lire=1 sterlina. Prende questo provvedimento per difendere il paese dal rischio inflazione ma questo porta a scarsità di moneta e limitata richiesta di merci con meno commercio e si triplica la disoccupazione.
La rivalutazione provoca il ristagno economico:
La forte rivalutazione provocò quindi anche un rallentamento della produzione e un calo delle esportazioni, si determinò così un ristagno dell'economia e la disoccupazione si triplica. La situazione inizia a risolversi nel 1929 proprio quando inizia la crisi economica mondiale.
La risposta alla crisi del '29 partecipazioni statali e concentrazione dei capitali:
Nel 1929 per fronteggiare la crisi americana che si percuote anche in Italia nazionalizza le società più importanti e crea l’Imi che da fondi alle industrie, l’Ira dove lo stato compra quote delle società soprattutto siderurgiche e meccaniche. Queste iniziative provocarono la reazione dei grandi capitalisti alcuni dei quali consideravano dannoso l'eccessivo peso economico conquistato dal fascismo e quindi non appoggiano più il governo. Ci sono inoltre grandi concentrazioni di imprese che controllano il mercato.
L'economia autarchica:
Mussolini impone l'autarchia e tale politica mette il paese in condizione di produrre da se tutto quello di cui aveva bisogno. Però con il sistema della nazionalizzazione ad un certo punto le industri perdono quote. La sua risposta è applicare l’autosufficienza e dopo il 1937 non si compra all’estero ma si potenzia l'apparato industriale del paese ma ne risente il popolo perché senza più concorrenza non c’è più qualità e prezzi altissimi.
Le “battaglie” del fascismo:
Si parlava di battaglia del grano a proposito della campagna per lo sviluppo della produzione cerealicola, condotta per ridurre il disavanzo commerciale della bilancia dei pagamenti con l’estero;di battaglia della palude nei riguardi dell’opera di risanamento delle zone incolte e malsane; di battaglia demografica in riferimento ai provvedimenti che volevano favorire l’aumento della popolazione. Creò inoltre l’Opera nazionale maternità e infanzia che estendendo e migliorando l’assistenza sociale e medica doveva contribuire ad abbassare i tassi di mortalità infantile. Ma nei fatti su soprattutto uno strumento di propaganda che confermava la donna nel ruolo di fattrice.
La realizzazioni del regime fascista:
Portò a termine anche una serie di lavori di pubblica utilità, vennero così costituiti ponti, strade, acquedotti, impianti, impianti idroelettrici, case, ferrovie, ponti e strade. Al fine poi di incoraggiare le ricerche petrolifere fu istituita l'Azienda generale italiana petroli (Agip).
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