I conflitti in medioriente

IL MEDIO ORIENTE E I CONFLITTI ARABO-ISRAELIANI (1945-1970)

Siria e Libano parteciparono alla fondazione della Lega araba, un’associazione di difesa e organo collegiale destinato ad aiutare le nazioni arabe non ancora indipendenti. Gli esiti della seconda guerra mondiale portarono alla costituzione di uno stato autonomo ebraico. Le Nazioni Unite proponevano la nascita in Palestina di due stati, con Gerusalemme posta sotto un’amministrazione internazionale, ma gli arabi si opposero. Nel 1948 il governo ebraico di Ben Gurion proclamò la nascita dello stato d’Israele. Gli eserciti di sei paesi arabi invasero il nuovo stato, dando via alla prima guerra arabo-israeliana che si concluse con la sconfitta degli arabi e l’ampliamento dei territori d’Israele. Nacquero il Movimento di liberazione nazionale della Palestina fondato da Arafat e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. La questione mediorientale si riaccese quando Israele partecipò a un intervento armato contro l’Egitto, dove si impose Nasser che si impegnò in favore dei contadini poveri, dalla volontà di sviluppare industrialmente il paese e da una politica estera improntata al panarabismo. La nazionalizzazione del canale di Suez provocò l’intervento armato di Francia e Inghilterra, mentre Israele mirava a riottenere la libertà di navigazione nel canale. L’intervento dell’ONU impose a Israele di ritirare le truppe. Nasser iniziò a collaborare con l’Urss. Le forze armate israeliane attaccarono Egitto, Siria e Giordania (guerra dei sei giorni). Israele occupò Gaza e il Sinai fino a Suez, le alture siriane del Golan, la Cisgiordania e la parte orientale di Gerusalemme. L’Urss si schierò al fianco degli arabi, mentre USA Israele. Le Nazioni Unite trovarono un compromesso obbligando Israele a lasciare i territori occupati e far rientrare i profughi palestinesi. Da quel momento l’Olp iniziò a praticare contro l’Israele anche il terrorismo. Israele intanto iniziò a utilizzare le terre e le proprietà abbandonate dai palestinesi per assorbire l’immigrazione degli ebrei. I guerriglieri palestinesi avevano acquistato una crescente autonomia, perciò re Hussein di Giordania espulse i palestinesi (settembre nero, 1970) che ripiegarono in Siria e Libano formando il gruppo “settembre nero” responsabile della strage compiuta alle Olimpiadi di Monaco.

LA GUERRA DEL KIPPUR E LA CRISI DEL PETROLIO

Gheddafi riuscì a costituire un regime rivoluzionario che condusse alla nazionalizzazione delle risorse petrolifere e alla rottura diplomatica con gli Stati Uniti e l’Italia. L’ostilità tra Israele e i paesi arabi portò alla guerra del Kippur, dove le forze egiziane attraversarono il canale di Suez mentre quelle siriane occuparono le alture del Golan. I paesi dell’Opec decisero di aumentare il prezzo del petrolio e di ridurre la produzione fino a quando Israele non avesse abbandonato i territori occupati durante la guerra, inoltre posero l’embargo totale verso Stati Uniti e Olanda. La chiusura del canale di Suez moltiplicò le spese di trasporto del greggio, portando a considerare le fonti rinnovabili.

DAGLI ACCORDI DI CAMP DAVID ALLA PRIMA INTIFADA

Dopo Nasser, il nuovo presidente Sadat decise di favorire un’intesa con gli Stati Uniti. Si arrivò anche a un trattato di pace e amicizia tra Egitto e Israele, in base al quale Israele restituiva all’Egitto la penisola del Sinai, mentre Sadat riconosceva a Israele il diritto all’esistenza e prevedeva una piena autonomia per i palestinesi nei territori di Gaza e della Cisgiordania. I paesi arabi reagirono ed esclusero l’Egitto dalla Lega araba, e Sadat fu ucciso da fondamentalisti islamici. Il suo successore, Mubarak, riconfermò l’amicizia con gli Stati Uniti e Israele, che nel 1982 invase il Libano meridionale: l’operazione “Pace in Galilea”, condannata da ONU e USA, si intrecciò con la guerra civile libanese. Gli israeliani si spinsero fino alla capitale Beirut, bombardata e assediata per oltre due mesi. Anche il nuovo presidente libanese fu vittima di un attentato. Gli uomini del presidente assassinato (falange maronita) entrarono nei campi profughi di Sabra e Chatila, uccidendo circa ottocento persone. L’ONU inviò così i caschi blu, e l’esercito israeliano si ritirò. Nei territori occupati di Gaza e Cisgiordania si costituì un movimento popolare di resistenza contro Israele, l’Intifada, attraverso forme di lotta come scioperi, disubbidienza civile e il lancio di pietre contro soldati e poliziotti israeliani.

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