Poiché Stalin non poté contare sulla totale adesione della popolazione utilizzò l’arma del terrore e della repressione, creando un sistema dittatoriale fondato su un potere personale e tirannico. Si moltiplicarono le eliminazioni fisiche e i processi degli altri capi bolscevichi, fra le vittime ci fu lo stesso Trotskij. Questo periodo venne indicato come quello delle grandi purghe. Una delle molte vittime fu il maresciallo Michail Tuchacevskij che aveva guidato l’assalto contro l’insurrezione di Kronstadt ed era diventato il principale organizzatore e modernizzatore dell’armata rossa. Vennero creati dei campi di lavoro coatto, chiamati gulag, che furono chiusi nel 1987. Tra il 1928 e il 1940 furono in funzione oltre 160 gulag in cui vennero internati tra i 10 e i 20 milioni di prigionieri. Scopo dichiarato dell’internamento era la rieducazione politica dei traditori o nemici di classe, per mezzo del lavoro; in realtà esisteva una pianificazione degli arresti. I condannati vivevano e lavoravano in catene, alloggiavano in baracche umide, fredde e sovraffollate; la sorveglianza era strettissima, cani da guardia, filo spinato e territori impervi toglievano ogni speranza di fuga. I detenuti erano malnutriti e non adeguatamente vestiti; se malati o feriti non venivano curati. Ciò fu la causa principale dell’alto tasso di mortalità.